di Anna Baldinelli
Vivevo tranquilla nel mio mondo: un mondo che nessuno poteva conoscere; era infatti solo mio. La casa bianca era là nel bosco popolato dai miei ritratti: ritratti antichi colmi di ricordi mai vissuti. Ero felice.
Nella mia solitudine trovavo la pace, quella pace che avevo cercato invano per molto tempo e dipingevo per lo più ritratti affascinanti come lacrime nella pioggia. Non sapevo o non mi ricordavo se e quando io l'avessi già visto quel volto lì strano e misterioso come il mio tempo.
La fantasia si perdeva là lungo la mano che abile creava la sua immagine e mentre lentamente dipingevo quel volto diventava reale.
Dovevo averlo già conosciuto ne ero certa perché era la mia mano che dipingeva mentre i miei occhi stupiti ammiravano fino a sfiorare quel meraviglioso volto dai tratti impenetrabili ed antichi.
Certa continuavo a creare quel mio sogno convinta che prima o poi l'avrei incontrato di nuovo quello stupendo ritratto di uomo. Preferivo immaginare che fosse esistito in un altro mondo lontano dal bosco e dall'incantesimo antico senza rendermi conto che era soltanto un volto bianco e nero. Non usavo colori perché era così che l'avevo conosciuto il mio uomo, come un diamante freddo impenetrabile e tanto lontano. E me ne innamorai. Finii per trascorrere il tempo ad ammirare i suoi occhi; occhi già vissuti e mentre stavo lì la mia mente pur lavorando nel cercare quel volto nei suoi profondi meandri sognava piano piano il suo naso ed ancora la sua bocca e mentre le sue labbra prendevano forma sentivo che lui mi sorrideva con quegli occhi antichi e freddi come me, la mia casa, il bosco e i miei castelli di sabbia.
E il volto prese forma. Ecco ora i suoi capelli ma mentre la mia mano lavorava quel volto la mente si rifiutava di continuare il resto e non sapevo perché.
Non riuscivo a ricordare il suo corpo né le sue mani né il nome: io lo chiamavo tempo. Possibile che non riuscissi a ricordare almeno un particolare di lui? Ecco ora sapevo perché e lo amavo di più il mio tempo.
Lontano le sue mani mi avevano sfiorato i capelli e la sua voce mi aveva raccontato una bella favola chiamata "Amore". L'amore di un tempo mi aveva dato la gioia di sorridere e di continuare a sognare i miei castelli di sabbia. Ricordavo ancora quella favola: era bella, semplice ed antica. Lui, il mio tempo mi diceva che in un bosco pieno di gnomi viveva una bella principessa in una casa bianca. Questa principessa aveva incontrato il suo bel principe in una casa bianca. Questa dolce principessa il suo bel principe azzurro e insieme avevano costruito un bosco vero e sereno. Lui o lei però, avevano dimenticato un giorno per caso la chiave della loro casa bianca. La principessa finii per addormentarsi nella quiete del bosco aspettando il ritorno del principe.
Si risvegliò all'alba: aveva freddo ed era sola, si alzò e vide posata sulla foglia una chiave; la prese ed entrò nella casa bianca. Il principe non fece ritorno; forse si era perduto anche lui nel fascino antico del bosco.
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