di LSD
Corse via con la pelle bagnata
di chi è sempre stato ribelle
e, sotto la luce delle stelle,
si liberò dall'inferriata
che gli bloccava il fiato.
E protesse di nuovo l'ardore
sprigionato dal suo cuore,
ché mai l'aveva abbandonato.
Le poche nuvole ancora coprivano
la ridente luna lucente,
e tutto e niente
provava a fondergli in mano
la neve appena presa dal campo
ed il ghiaccio che rigava le sue dita.
Fu proprio lì che vide la vita
come ciò che non lascia mai scampo.
Pensò all'amore e agli amici
e a tutte le sue profonde pene,
e capì che solo con il bene
poteva affondare le radici
nella terra della gioia,
in mezzo al pensiero-immenso
e al desiderio-denso
di andar oltre la soglia.
Si tuffò nel gelido bianco
in segno di purificazione
e bevve il candore come pozione
per stimolare l'animo stanco.
Diventarono rosse le sue gote
e sentì i brividi su per la schiena,
ma neanche così riprese lena
formulandosi domande con risposte ignote.
"Riuscirò un giorno a capire
come togliere queste sbarre ferrate,
come passare una manciata di giornate
senza tentare di fuggire?
Cosa mai renderà la mia vita vera?
Farà male la signora morte?"
E fu con quella domanda, la più forte,
che chiuse gli occhi e sorpassò la sera.
Ormai il cielo era blu,
con qualche riga d'argento,
e solo in quel momento
capii ch'ero io, laggiù,
oltre i passi degli umani,
oltre i loro grandi segni,
al di là dei loro impegni
e delle lor paure immani.
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